domenica 19 ottobre 2014

Il Cane Nero

A seguito di un'esperienza che ho vissuto qualche tempo fa, della quale potete leggere in questa discussione nel forum, mi sono ultimamente documentato molto riguardo alla figura del Cane Nero, molto diffusa e ricorrente nelle leggende Scozzesi ed Inglesi, della Cornovaglia, del Galles e delle isole britanniche.

Le leggende differiscono in base alla zona, e così il nome della creatura, che si chiama Black Shucks in Anglia, Skiker o Gytrash nel Lancashire e Padfoot nello Yokshire. Quello che è comune a tutte le leggende è l'aspetto di queste creature soppranaturali: compaiono son l'aspetto di grossi cani dal pelo ispido e nero, e dagli occhi che rosseggiano nel buio. La loro taglia è di proporzioni gigantesche, spesso delle dimensioni di un cavallo, gli occhi sono solitamente rossi, ma a volte neri, gialli o verdi, e secondo alcuni racconti il manto  brilla di una tenue luce verdastra.

Secondo le leggende il Cane Nero è messaggero dell'oltretomba: compare in luoghi dove sono avvenuti fatti di sangue, oppure preannuncia disgrazie. Secondo la tradizione chi fissa lo sguardo di un Cane Nero morirà entro un anno, mentre se il cane ulula significa che qualcuno sta morendo in quell'istante.

Il cane nero non ha però solamente significati nefasti: in alcune leggende è un protettore dei cimiteri o di spiriti di persone scomparse in circostanze tragiche, fungendo non da manaccia ma da guardiano. Il Cane inoltre è uno degli animali cari a Morrigan e manifestazione di Persefone, sposa di Plutone e dal nome che significa "colei che splende nel buio.
Un branco di Cani Neri, secondo la tradizione, accompagna ululando le apparizioni di Ecate, Signora della Luna Nera, del regno dei morti e della magia, che rappresenta il lato oscuro e terribile della notte.
Il Cane Nero è anche un animale Plutoniano, un Guardiano della Soglia posto a guardia del regno degli Inferi. Con la stessa simbologia il Cane Nero presiede anche i riti di passaggio e le morti iniziatiche, assumendo una duplice natura: una terribile prova da affrontare, ma anche un guardiano ed un fedele protettore.

Le Nove Porte

La Biblioteca Aequlibrium ha aggiunto un prezioso volume alla sua collezione: il Nove Porte.

Non si parla ovviamente dello pseudolibro attribuito ad Aristide Torchia, frutto della fantasia dell'autore Arturo Pérez-Reverte, ma dell'originale Nove Porte, la cui prima stesura è avvenuta in Egitto circa 4000 anni fa.

La biblioteca raccoglie un volume con le due famose versioni in latino giunte fino a noi: il De Tenebrarum Regis Novem Portes ed il De Umbrarum Regni Novem Portes, con le illustrazioni originali.

Per approfondire l'argomento sulla leggenda del Delomelanicon, rimando a questo articolo su AlexanderDeLupus.com

sabato 4 ottobre 2014

San Francesco d'Assisi

San Francesco d'Assisi è uno dei santi cattolici più amati e conosciuti in tutto il mondo, icona del "vero cristiano", il ricco nobile che abbandona tutto per seguire la chiamata di Dio.

In pochi però sanno che questa immagine di Francesco è stata creata ad arte dai vertici della Chiesa dopo la sua morte, al solo scopo di evitare un pericoloso scisma dell'ordine francescano, considerato eretico come il suo fondatore, che spesso rischiò di venire arso sul rogo per il suo carattere ribelle e in ampio contrasto con l'opulenza e gli sfarzi di Roma. 

Quella che vogliamo raccontare oggi è la storia dimenticata di Francesco, non il Santo di cui tutti parlano oggi, nel giorno a lui dedicato, ma l'uomo, lo sciamano, il maestro sufi Francesco.

Si, perché Francesco era questo: uno sciamano: lontano dalla figura intonsa e dalla barba corta tramandataci strumentalmente dalla Chiesa, Francesco viaggiava a piedi nudi, coperto solo da abiti sporchi e consunti, con barba e capelli lunghi. Questo aspetto in particolare è importante: in quel tempo la tonsura dei capelli era la condizione necessaria per ricevere anche i voti minori, quindi abbandonare la tonsura significava abbandonare lo stato clericale.

Francesco cercava infatti il contatto con il divino non attraverso le scritture e l'ordine monastico, ma tramite il viaggio iniziatico ed il contatto con la Natura. Durante i suoi lunghi viaggi tramandava  quanto dalla natura aveva appreso attraverso storie e favole dal profondo significato spirituale e morale, come erano soliti fare in quel tempo anche altri tipi d'asceti, ad esempio di Maestri Sufi di tradizione Islamica. Con questi ultimi Francesco ebbe numerosi contatti al tempo dei suoi viaggi in Terra Santa, e dalla comunità esoterica islamica era tenuto in grande considerazione, al punto da ricevere in dono dal  Califfo Al Malich la famosa clamide bianca, insieme al corno d'avorio e le bacchette utilizzate dai Muezin, i predicatori islamici.

Tale era la sua capacità di comunicare al popolo come ai nobili e talmente grande il contrasto tra il suo aspetto sporco e trasandato e l'abilità oratoria, che la sua fama crebbe in maniera esponenziale, al punto da formare un culto parallelo a quello cattolico, capace di raccogliere folle immense che si recavano ad ascoltare la parola del Profeta, sperando anche di poterlo toccare, o di ricevere un lembo delle povere vesti del Santo.

Francesco insegnava che il contatto con il Divino non doveva passare attraverso chiese, prelati, ori e cerimonie, ma andava cercato nel profondo del proprio cuore ed attraverso il contatto con la Natura, maestra di ogni cosa. Un culto naturale, sciamanico... stregonesco.

Del resto uno degli aspetti più controversi e famosi di Francesco era proprio la sua capacità di parlare con  gli animali domestici e di ammansire quelli selvatici, ed addirittura di praticare dei riti capaci di influenzare il tempo e di evocare gli spiriti, pratica che pare facesse durante i suoi solitari ritiri al colle della Verna, dove oggi c'è un santuario a lui dedicato.

Oggi, nel giorno del suo ricordo, vogliamo rendere omaggio non al Santo Cattolico, ma a un vero e grande Fratello in Arte: lo Sciamano Francesco...